Henné e amaranto: dalla natura un duo vincente
A cosa si deve questo connubio?
Forse giudicherete azzardato l’accostamento eppure scoprirete, arrivando in fondo a questo articolo, come sia possibile utilizzarli insieme. Nel farlo, ho considerato, se ce ne fosse ancora bisogno che, tutto quello che ci occorre e di cui abbiamo bisogno è disponibile in natura. Purtroppo il cosiddetto progresso ci ha allontanato dal buon senso, dai rimedi naturali. Dalle soluzioni che, la saggezza popolare ha tramandato da generazione in generazione. Abbiamo spesso avuto la presunzione di surclassare la perfezione della natura ricreando in laboratorio quanto già presente in essa. Molto spesso adducendo motivazioni banali: la praticità, la migliore accessibilità ecc. Quando in realtà il motivo principale è di mero ordine economico. Maggior prodotto, con poca spesa, per un maggior profitto. Alla fine che cosa ha generato questa strabordante ingerenza dell’uomo nella natura? Questa estrema manipolazione estesa a ciò che adoperiamo, consumiamo, del quale ci cibiamo, ci vestiamo, ci curiamo? Le conseguenze mai come ora sono sotto gli occhi di tutti. Esserne consapevoli è già un primo passo per decidere di cambiare rotta anche nelle scelte quotidiane. Anche nel sospendere l’uso di sostanze chimiche per tingerci i capelli e tornare a scegliere ciò che la natura, nonostante lo scempio che ne facciamo, riesce ancora a regalarci.
Chimica addio! Scelgo la natura.
Durante quei mesi in cui siamo state recluse in casa per la pandemia quante hanno deciso di contrastare la ricrescita dei capelli bianchi ricorrendo alle tinte da fare in casa? Ebbene lo confesso, avendo tanto tempo a disposizione e per reagire alla tendenza a lasciarmi andare, ho pensato di prendermi cura in modo più consapevole e naturale dei miei capelli. Purtroppo dopo un decennio di colorazioni chimiche, avevo seri dubbio sull’opportunità di un ritorno all’utilizzo dell‘henné (così comunemente viene indicata la polvere ottenuta dall’essicazione e macinazione delle foglie della Lawsonia Inermis, erba tintoria conosciuta ed utilizzata sin dall’antichità). Come avrebbero reagito i miei capelli? Lo spauracchio vagheggiato da più di un parrucchiere sul rischio di ritrovarmi, nel passaggio dalla tinta chimica, a quella naturale, dei capelli color “verde stagno” mi imponeva accurate indagini e valutazioni.

Comunque la prima volta che sentii parlare di henné fu alle superiori. Una studentessa più grande di me aveva dei capelli bellissimi, con dei riflessi ramati meravigliosi. Non la conoscevo ma, un giorno, all’uscita da scuola ebbi modo di parlarci e chiederle se l’ammirazione che nutrivo per la sua chioma fosse dovuta alla genetica o alla mano esperta di un coiffeur. Lei candidamente mi confessò che non si trattava né dell’una ne dell’altra ipotesi. Se li tingeva da sola con l’henné:”Una polvere d’erbe. La trovi da Molayem a via del Seminario, dietro il Pantheon.” Mi ripromisi che alla prima occasione avrei fatto un salto in quel negozio dal nome strano.
Molayem: un cult nella Roma degli anni’70
Negli anni 70 era forse l’unico negozio a Roma, dove si potevano acquistare pashmine, caftani, camicie ricamate con il famoso colletto alla coreana, sandali di cuoio, collanine, patchouli ed il mio amato henné. Senza dubbio la più fornita «powerhouse» per acconciarsi come un vero figlio dei fiori. Un tuffo in un mondo psichedelico, alternativo e sognatore incentrato sul concetto di peace & love. A sedici anni cambiavo colore, modificavo, adattavo con la macchina da cucire, tutto quello che mi capitava a tiro e spesso mi prendevo delle strigliate colossali da mia madre per aver rovinato irreparabilmente capi d’abbigliamento, senza averne avuto il permesso. Tingermi da sola i capelli castano scuro per donargli quei meravigliosi riflessi rossi mi sembrò quindi del tutto lecito. I capelli erano miei e non dovevo chiedere il permesso a nessuno. Fino a che Molayem rimase aperto fui una cliente assidua. Quando chiuse i battenti mi rivolsi altrove. Pian piano però, ebbi modo di constatare che l’henné puro e semplice che lì costava pochissimo ora lo pagavo molto di più ed era addizionato da altre sostanze che non mi convincevano affatto. Per questo alla fine abbandonai la tinta naturale e con l’aumentare dei capelli bianchi, mi arresi ai consigli del parrucchiere e alle tinte chimiche.
Scegli consapevolmente cosa ti spalmi in testa
Si è proprio così! Occorre scegliere con attenzione ciò che ci spalmiamo in testa. Per questo ho cominciato ad informarmi leggendo articoli in merito all’argomento e nei siti dedicati alle erbe tintorie. Provare un henné qualsiasi senza sapere quale sarebbe stato il risultato, dopo anni e anni di tinte chimiche non mi andava proprio. Alla fine mi persuasi: potevo tornare all’henné anche con i capelli trattati, opachi e sfibrati che mi ritrovavo, l’importante era acquistare un prodotto naturale. Ovvero un prodotto nel cui INCI (ovvero la specifica dei componenti) comparisse solo la Lawsonia Inermis oppure eventuali altre piante tintorie indicate con il loro nome scientifico. Anche sull’henné da acquistare sfuso in erboristeria ero dubbiosa. Pur garantendomi un prodotto naturale, come avrei verificato scadenza e modalità di conservazione? Stesso dicasi per gli henné etnici, ossia importati direttamente dai paesi di origine, dove non sussistendo l’obbligo di dichiarare l’INCI, non esiste alcuna garanzia circa l’esatto contenuto. Per questo motivo decisi che avrei rivolto la mia attenzione esclusivamente verso prodotti certificati in UE.
Che scocciatura le colature durante la posa!
“Domani pomeriggio mi passo l’hennè” dissi a me stessa un giorno, mentre preparavo il pranzo. Ormai erano mesi che lo utilizzavo per tingere i capelli ed ero molto soddisfatta del risultato. In passato usavo thé nero o acqua calda, per preparare la pastella che poi avrei passato col pennello come una tinta. Però c’era una cosa che mi infastidiva parecchio. Nel corso delle due ore di posa, si verificavano immancabilmente delle fastidiose colature di henné. A nulla erano servite la fasciatura stretta con la pellicola intorno alla testa, né il turbante in microfibra che fissavo stretto intorno al capo. I rivoli di henné che, scaldandosi diventa più liquido, non si fermavano. Provai allora, avendolo letto sul web, ad utilizzare quella specie di mucillaggine prodotta dai semi di lino tenuti in ammollo con acqua calda. Purtroppo non era poi così densa e occorreva filtrare i semi più e più volte per avere un minimo quantitativo di prodotto. Insomma una bella scocciatura. Alla fine avevo deciso di acquistare online del gel pastellante di una nota marca, pronto da miscelare all’erba tintoria. In effetti con quello avevo risolto. Anche se trovavo un po’ eccessivo il costo.
Quando l’amaranto diventa un gel pastellante
Comunque ritornando alla preparazione del pranzo. Ero intenta a cuocere dell’amaranto (trovi qui come fare) per realizzare un gustoso cous cous (la ricetta qui). Dopo la bollitura iniziai a filtrarlo per togliere quella specie di gelatina densa che i chicchi rilasciano durante la cottura. Per eliminarne il più possibile aggiunsi ulteriore acqua calda nel setaccio. Sembrava che quel gel non finisse mai! Dopo nemmeno dieci minuti avevo circa mezzo litro di gel d’amaranto bello denso. Proprio questa considerazione mi fece nascere l’idea: potevo utilizzarlo come gel pastellante per l’henné! In fondo si trattava di qualcosa di naturale, biologico, ricco di vitamine e minerali. Non avevo aggiunto né sale né nient’altro, solo acqua, quindi era perfetto. Per fortuna lo avevo raccolto in una ciotola, era davvero tantissimo. Decisi di lasciarne un bel bicchiere per la tinta del giorno dopo in frigo ed il resto lo travasai in vasetti di vetro, riponendoli poi nel congelatore. Da quella prima volta ora sono mesi che lo utilizzo e devo dire che è davvero un’ottima soluzione per chi come me usa le erbe tintorie per tingere i capelli. Mai più rivoli o colature di tinta. La pastella è omogenea e facile da stendere. I capelli risultano corposi e lucenti. Risparmio e riciclo in modo creativo qualcosa che di norma avrei dovuto scartare. Questo lo considero davvero ecofriendly. Prossimamente tornerò sull”argomento “erbe tintorie” per approfondirlo ulteriormente. Nel frattempo, se questa idea vi ha convinto o avete domande da farmi, aspetto i vostri commenti.